Parlare di agricoltura biologica oggi può apparire scontato, e in alcuni casi conduce persino a discorsi che mettono in dubbio le pratiche e la genuinità dei prodotti. Eppure, come per qualsiasi pratica in crescita, rincorrendo dati, analisi e statistiche, il più delle volte ci si dimentica dei principi che animano determinate scelte.
Succede così che ci si stupisce davanti a realtà per le quali il biologico non è una scelta determinata da finanziamenti, mercato o normative. Piuttosto, si è trattato sin dall’inizio di una pratica avviata naturalmente, intesa come l’unica possibile per restare in dialogo con la terra, le sue risorse e la sua storia.
È questo il caso dell’Azienda Agricola di Maria Franca Perniola, i cui terreni nell’agro di Casamassima (Bari) appartengono alla famiglia sin dai primi del ‘900.
«È in quel periodo che risale la prima raccolta del nostro olio – spiegano – che in breve tempo ha portato all’esigenza di avere un frantoio».
Un’esigenza che, grazie all’impegno della stessa famiglia, ha regalato alla cittadina del sud est barese il primo frantoio sociale, dove per decenni famiglie e proprietari terrieri hanno visto nascere il proprio olio, beneficiando della possibilità di avviare le loro prime pratiche commerciali.
«La nostra attività è nata così. Sin dal secolo scorso, oltre all'ulivo, abbiamo portato avanti la produzione di uva da vino e mandorle, seguendo sempre, fino a oggi, i principi di coltivazione che oggi confluiscono sotto l’etichetta del “biologico”».
Ma perché una scelta simile, mantenuta anche quando i primi prodotti chimici hanno iniziato ad affacciarsi sul mercato, garantendo volumi di prodotto sempre maggiori?
«Perché abbiamo sempre fatto così, consapevoli di quanto determinate pratiche possano regalare ai frutti un sapore unico e alla terra una sostenibilità che ne assicura lunga vita».
Non è un caso, dunque, che col tempo l’Azienda Agricola Perniola sia diventata un caso di eccellenza non soltanto a livello locale. Nel 1997, infatti, con il progetto Savegrain Puglia del C.N.R., la stessa azienda è diventata custode di Biodiversità legumi antichi, cultivar d’ulivo in via d’estinzione e grani come il Senatore Cappelli.
«Si tratta di un grano antico che produciamo da più di quarant’anni».
Questo, insieme all’unicità dell’olio EVO e a tanti altri prodotti, hanno dato modo all’Azienda Agricola di crescere, fino a sfociare nell’attuale esperienza di Apulian Store, realtà pugliese che alla genuinità della conduzione familiare associa la costante promozione di sinergie, al fine di trovare sempre nuove formule di coltivazione biologica.
«Il confronto con studiosi e agronomi è quotidiano. Il nostro obiettivo è quello di custodire la salute dei nostri terreni. Grazie all’inerbimento con specie leguminose e mellifere, ad esempio, riusciamo nei periodi caldi ad abbassare la temperatura del suolo, evitando eccessivi fenomeni di evaporazione. Il tutto cercando di mantenere ciò che vi cresce naturalmente, che è l’elemento principale in grado di offrire sapori unici ai nostri prodotti».
È così, dunque, che la scelta del biologico non riguarda più calcoli o previsioni di convenienze economiche.
Nel caso di Apulian Store il biologico è semplicemente la prosecuzione di una scelta che abbraccia da più di un secolo tradizioni, sapori e cura per la propria terra.